In questo post, conosceremo la nemesi di tutti i genitori autoritari del mondo: il genitore permissivo.
Chi segue un approccio permissivo, tende a voler esaudire tutti i desideri del proprio figlio, a volerlo proteggere dalla frustrazione, a voler rendere la sua vita il più felice possibile - questo lo vogliamo un po’ tutti, ma il genitore permissivo pensa che il soddisfacimento di ogni desiderio, e la negazione della frustrazione, siano la via per arrivarci.
Anche il genitore autoritario, a modo suo, di
solito vuole la felicità del figlio: solo che pensa che questa possa essere
raggiunta attraverso una rigida disciplina, e seguendo ciò che il genitore
ritiene sia meglio per lui.
Un sentimento che possiamo riassumere nella
frase: “un giorno mi ringrazierai!”, che dicono spesso i genitori di tipo
autoritario ai propri figli.
...
Tornando al macrogruppo dei genitori permissivi,
queste sono alcune delle situazioni che osservo più spesso:
Il genitore che definiremo “hippie”:
crede molto nella autodeterminazione e nella libertà del bambino, quindi non
desidera ostacolare nessun suo desiderio, nessuna sua libera espressione di sé.
Il genitore “teoria dell’attaccamento”:
nella mia esperienza è più spesso donna, è una persona che ha una formazione specifica nel settore della pedagogia, oppure comunque una “mamma informata”,
che fa ampio uso di risorse online e di libri che parlano di genitorialità gentile e
attaccamento (atteggiamento di per sé, che trovo più che giusto, è proprio quello che consiglio!).
In questi casi, il genitore fa proprio uno sforzo conscio per cercare di essere iper responsivo ad ogni bisogno del figlio, ed emotivamente in sintonia con lui.
In alcuni casi, ciò può portare però a più difficoltà dal lato dell'imposizione di limiti o regole. Questo tipo di genitore è anche più incline a sfociare nell'iper protettività- che vedremo dopo- ma queste cose, ovviamente, non avvengono in tutti i casi.
Il genitore “super mamma”, è invece più spesso una
persona non “del settore”, spesso casalinga, o comunque ha un lavoro che non ha
per lei particolare significato o importanza; è una persona che ha attribuito alla
maternità un grandissimo ruolo nella sua vita, e nella sua identità personale, che
va quasi ad “idolatrare” questo ruolo, e forse per questo sente di dover
“accudire e accontentare” il figlio in tutto. Nella mia esperienza, è più spesso donna,
forse anche perché nella nostra società è più raro che un uomo venga cresciuto
vedendo nella paternità il suo unico ruolo nella vita.
Spesso, ho visto questo tratto anche in genitori
che hanno
fatto molto fatica ad avere un figlio, per qualsiasi ragione, e
ripongono tutto il loro affetto e le loro aspettative sullo (spesso unico)
figlio che hanno.
In questi casi, si sviluppa spesso: o un
atteggiamento da “tiger mom”, che vuole che il figlio prenda 6 lauree e diriga
la NASA; o un atteggiamento iperpermissivo e pieno di coccole e “vizi”; o molto
tipico anche l’atteggiamento iper protettivo da “helicopter parent”, che vedremo più avanti (o un mix di questi).
Il genitore “spaventato”, invece, soffre
terribilmente nel vedere suo figlio soffrire, non riesce a tollerarlo, e quindi
cerca di evitargli ogni frustrazione, ogni sofferenza. Questo tipo di genitore
potrebbe aver sofferto di carenze materiali o emotive da bambino, o aver subito
dei traumi, potrebbe aver avuto una famiglia con scarse disponibilità
economiche, o con genitori molto autoritari… e non desidera “far passare al
figlio quello che ha passato lui”, anzi, desidera dargli di tutto e di più.
Il genitore “stanco” o “con poca fiducia in sé stesso/scarse competenze genitoriali”, infine, non ha la forza, le energie, o le competenze, per capire come far rispettare al proprio figlio delle regole, quindi decide di rinunciare.
Un genitore che si ritrova
spesso in questa categoria, potrà tendere anche a fare da “pendolo” tra
diverse strategie educative, cercando disperatamente di ottenere un risultato, che però sembra non arrivare mai (ne
vedremo un esempio più avanti).
Molte volte, sentiremo dire da questo tipo di genitore che "non sa più cosa fare", o che il figlio "vuole fare quella cosa" (che non deve fare), e che lui "ha provato a dirglielo", ma il bambino "mi creda, non smette di piangere finchè non glielo lascio fare, non c'è modo".
...
Al di là di quali siano le diverse motivazioni
che lo spingono (a volte anche un mix di diverse motivazioni), i comportamenti messi in atto dal genitore del macrogruppo “permissivo”,
sono quelli del lasciar fare al figlio tutto quello che vuole, mangiare
tutto quello che vuole, comprare tutto quello che vuole…
Questa strategia a volte può portare dei
benefici comportamentali nel brevissimo termine: il bambino può interrompere
un capriccio, può apparire tranquillo e sereno, perché in quel momento ha tutto
quello che vuole.
Il genitore è sereno, perchè pensa di avere evitato il conflitto.
Purtroppo però, in realtà, i figli di genitori
permissivi si trasformano spesso in vere e proprie “macchine da capriccio”.
Abituati ad avere tutto ciò che vogliono, non
riescono a tollerare la frustrazione quando viene detto un “no”.
A volte poi sono proprio allenati a questo,
abituati al fatto che più piangeranno, più otterranno ciò che vogliono.
Da grandi, di solito, i problemi nascono quando si
confrontano con un mondo esterno che non li accontenta sempre in tutto, un
mondo esterno che non risparmia le frustrazioni, e in cui si sentono dire tanti
“no”.
Questi bimbi possono diventare un po’ “tiranni”,
incapaci di relazionarsi positivamente con compagni e insegnanti.
Da grandi, potrebbero essere adulti che hanno
reazioni esagerate quando viene detto loro un “no”, che non hanno mai imparato
ad accettare.
Anche in queso caso, ovviamente, il risultato complessivo dipenderà anche dal grado di permissività, dal carattere del figlio, dalle influenze esterne...
...
Lo stile genitoriale permissivo è molto aumentato di frequenza negli ultimi anni, a fronte invece di un calo di quello
autoritario, che era il prevalente fino a pochi decenni fa.
Questo ha generato secondo me quel fenomeno
sociale in cui si tende ad accusare costantemente questa generazione di
genitori di essere incapaci, troppo “amichevoli” con i propri figli, e di star
crescendo figli maleducati e incapaci di accettare un “no”, critiche che sento
spesso, sia nella vita reale, alla televisione, o sui social.
Ed in parte, è vero, penso che possa essere una
riflessione giusta! Senza però implicare che allora “una volta si stava
meglio”, quando si insegnava l’educazione a suon di urla e ceffoni.
Come si dice: “La virtù sta nel mezzo”.
…
Nel prossimo post, parleremo più dettagliatamente di un ulteriore “sottotipo”
genitoriale che mi capita di osservare spesso: quello del genitore “pendolo”.
https://pediatrachicca.blogspot.com/2025/07/stili-genitoriali-4-il-pendolo.html
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