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Il mio bambino non mangia le verdure

Spesso ci capita di avere difficoltà a far seguire ai bimbi un’alimentazione varia; in particolare, molti non hanno un grande amore per frutta e verdura.

Quando un bambino ha una alimentazione poco varia, mangia pochi cibi e/o esclude completamente alcune categorie di cibi, diciamo che ha una alimentazione "selettiva".

Questo è un problema molto comune nei bambini, quasi fisiologico, soprattutto tra i 2 e i 4 anni.

Tuttavia, se questa fase non viene gestita correttamente, c'è un maggiore rischio che questa selettività alimentare possa cristallizzarsi e rimanere anche negli anni successivi.

Vedremo qui alcuni consigli (quelli che ho sentito raccomandare da psicologi, logopedisti e nutrizionisti dell’infanzia, e che mi sembrano più utili, anche nella mia esperienza, sentendo i racconti di tante famiglie). 

Potete controllare se state già mettendo in atto tutte le strategie utili, o se potete trarre qualche ispirazione.

Scusate se, come sempre, sarò lunga, ma preferisco dire tutto ciò che ho in mente, cercando di non tralasciare nulla.

Conoscere le regole fondamentali

Dobbiamo prima di tutto conoscere le raccomandazioni fondamentali di una alimentazione sana, per poterle trasmettere ai nostri bimbi.

Se volete, fermatevi prima di proseguire, e leggete il post dedicato (o tornateci su, terminata la lettura di questo post):

https://pediatrachicca.blogspot.com/2024/09/le-regole-per-unalimentazione-sana.html

Conoscere le nostre priorità

Vorrei partire da questo perchè noto che è il primo punto da affrontare, per molti genitori.

Dobbiamo prima di tutto chiederci se siamo convinti noi della utilità e della necessità di guidare l'alimentazione dei nostri bimbi: se noi stessi non siamo convinti, non siamo motivati, difficilmente riusciremo.

Quanto è importante per noi insegnare a nostro figlio una alimentazione sana? Questa è la nostra priorità, o siamo bloccati da altre considerazioni?

Alcuni esempi comuni che viviamo tutti i giorni:

Molti genitori hanno paura che il proprio figlio possa non mangiare abbastanza. In questo caso, la priorità sarà offrire da mangiare... qualsiasi cosa, purchè il bimbo mangi.

Alcuni genitori, invece, potrebbero avere un approccio genitoriale di tipo "permissivo", e faticare a dire di no. Questo stile genitoriale è, più spesso degli altri, correlato al prolungarsi della selettività alimentare.

Chi è portato a questo stile genitoriale, avrà l'istinto di dare priorità ad altri elementi - anche inconsciamente- ad esempio al desiderio di soddisfare le richieste del bambino, di non farlo piangere, di proteggerlo dalla frustrazione. Questi desideri prendono il sopravvento, rispetto al progetto di perseguire una alimentazione salutare.

Altre volte, invece, il problema sta nella stanchezza, nel poco tempo, soprattutto per chi lavora fuori casa tutto il giorno (questo il problema principale anche per me...).

In questo caso, la priorità potrebbe essere il desiderio di risparmiare tempo ed energie, proponendo cibi graditi, magari già pronti, piuttosto che "perdere tempo" a cucinare cose che rischiano di finire nella spazzatura, per poi ritrovarsi un pupo nervoso e urlante perchè lui voleva semplicemente latte/biscotti/merendine... e non è stato soddisfatto!

Infine, molte famiglie potrebbero avere avuto abitudini alimentari sbagliate, anche prima dell'arrivo del bimbo, e si trovano quindi ora ad affrontare una nuova sfida che riguarda anche loro personalmente e la loro alimentazione.

Questi sono alcuni degli scenari che affrontiamo più spesso, ma potrebbero essercene anche altri.

Prima di proseguire con la lettura, penso quindi che sia necessario chiederci:

Abbiamo le conoscenze base di quale sia una alimentazione corretta per un bambino?

Vogliamo mettere l'alimentazione tra le nostre priorità?

Ci sono problemi o convinzioni che ci limitano in questo percorso, e se sì, sono aspetti su cui vorremmo lavorare, che vorremmo modificare, almeno in parte?

Non abbattersi se ci sono fasi di selettività

Una volta ritrovata la nostra motivazione interiore, vorrei prima di tutto rassicurare che quasi tutti i bambini affrontano fasi di selettività alimentare.

E' una parte naturale della crescita, e non una colpa di genitori incapaci, nè una colpa del bambino.

Il nostro obiettivo non sarà quindi quello di avere un bambino che mangia perfettamente tutto fin da subito, ma quello di aiutarlo a migliorare con il tempo, e di superare insieme le fasi di selettività.

Offrire sempre e comunque un pasto vario

La prima regola da seguire, è quella di mettere sempre in tavola di tutto, anche quello che ci aspettiamo che il bambino non mangerà.

Se ci limitiamo a mettere davanti solo quello che già sappiamo che vorrebbe, anche se molto limitato, la situazione non si sbloccherà mai.

Studi hanno dimostrato che i bambini tendono ad accettare più facilmente un cibo se lo vedono spesso, se viene proposto spesso in tavola.

Per cui, anche se ci sono periodi in cui il vostro bambino non mangia alcuni cibi, non deve mai smettere di vederli.

Esposizione= accettazione

Alcuni psicologi che si occupano di alimentazione, consigliano di esporre i bambini al cibo anche in modo indiretto.

Anche questo può aiutare a sviluppare una tolleranza e una accettazione verso tutti i cibi.

Alcuni esempi: andare insieme al supermercato e farsi aiutare a prendere e pesare frutta e verdura. Tenere una ciotola di frutta e verdura fresca sempre accessibile (e visibile) in cucina, o sul tavolo da pranzo.  Per i più piccoli, comprare giocattoli e libri sul cibo. Lasciare che il bambino utilizzi qualche alimento vero anche nel gioco.


Evitare di sostituire il piatto proposto con un’alternativa meno salutare, perché il bambino l’ha lasciato

Esempio: non vuoi mangiare il passato di verdure? Ti preparo una pasta in bianco, se no non mangi nulla.

In questo modo, è difficile stimolare il bambino ad assaggiare qualcosa di nuovo: aspetterà semplicemente che arrivi il solito piatto, che sa di trovare sempre, senza mai sforzarsi di assaggiare qualcos'altro.

Evitare di rimpinzare il bambino di "fuori pasto" (latte, dolci e merendine, patatine, focaccine...) 

Allo stesso modo, non possiamo sostituire tutti i pasti con dei "finti pasti": latte, biscotti, merendine, focaccine, sono alimenti che possono essere consumati in modica quantità, a merenda o a colazione, ma non possono sostituirsi al pranzo o alla cena, se non raramente.

Focalizzarci quindi più sulla qualità di cosa mettiamo in tavola, piuttosto che sulla quantità che viene ingerita

Dobbiamo affrontare un cambio di paradigma rispetto alle epoche passate, imparando a concentrarci più su cosa mangiamo, e non solo su quanto mangiamo.

Al giorno d'oggi, almeno qua in Italia, normalmente non troviamo bambini morti di fame, nè gravemente denutriti per scarsità di cibo.

Qua in Italia, invece, troviamo tanti bambini con deficit di micronutrienti (ferro, vitamine...) per alimentazioni selettive, e soprattutto, tanti bambini in eccesso di peso, che mangiano nel complesso troppo: troppi carboidrati, troppi zuccheri, troppi grassi, troppe calorie.

Nel grafico, l'aumento del tasso di obesità in Europa dal 1975: 

I problemi emergenti che noi ci troviamo ad affrontare al giorno d'oggi, sono quindi la alimentazione selettiva, e l'iper alimentazione.

Offrire, ma non forzare

E' controproducente forzare fisicamente il bambino a mangiare, rincorrerlo, o insistere fino allo sfinimento: può generare un rifiuto ancora più profondo verso certi cibi, o, a volte, verso il cibo in generale.

Anche fare promesse o ricatti: "se mangi questo, poi potrai mangiare quella cosa che ti piace/andare a giocare", oppure "se non mangi questo, non potrai vedere i cartoni" spesso, alla lunga, risulta controproducente.

Rafforza nel bambino la convinzione che certi cibi siano cattivi, che mangiare sia uno sforzo, una tortura a cui devono sottoporsi, per riuscire ad ottenere quello che vogliono, o per evitare una punizione. 

Questo non porta ad un reale superamento della selettività alimentare, anzi, si rischia di odiare il cibo ancora di più.

Inoltre, i bambini percepiscono il nostro stato d'animo, quindi, se ci approcciamo al pasto ogni volta con stress e tensione, le trasmetteremo anche al bambino (facendogli passare l'appetito). 

Per riassumere, gli psicologi che si occupano di nutrizione, di solito, consigliano così:


-> ll genitore sceglie cosa mettere in tavola, garantendo sempre una varietà di alimenti e piatti salutari, tanta frutta e verdura, evitando di insistere o di mostrarsi troppo stressato relativamente a cosa il bambino mangerà.
-> Il bambino sceglie quanto e cosa mangiare, tra i cibi proposti in tavola dal genitore.

Approfondimento: stili genitoriali e selettività alimentare

Come abbiamo accennato fin dall'inizio, il nostro stile genitoriale può influenzare,  tra le altre cose, come mangiano i nostri figli.

Ovviamente, lo sviluppo di problemi alimentari dipende anche da altri fattori, quali la predisposizione individuale del bambino, o le influenze esterne: come genitori, possiamo comunque mettere in atto le strategie migliori per ridurne il rischio.

Per quanto riguarda la selettività alimentare prolungata, abbiamo visto che è il disturbo più comune nei figli di genitori con stile prevalentemente "permissivo": quello che fatica a stabilire dei limiti, e tende a soddisfare qualsiasi richiesta del bambino, anche dal punto di vista della alimentazione. 

Se vi interessa, vediamo un attimo insieme anche quali sono gli altri stili genitoriali più studiati:

L' approccio "negligente/assente": può trattarsi ad esempio di un genitore troppo stanco per imporre delle regole, con lo stesso effetto del permissivo, anche se con motivazioni interne diverse (la stanchezza, più che il timore di vedere il bimbo "soffrire" ed essere frustrato), ma con effetti simili sul bambino.

L'approccio "autoritario": è invece quello volto a controllare ogni aspetto della vita del bambino, imponendogli ad esempio di mangiare ciò che il genitore pretende, anche attraverso la forza, le minacce, i ricatti fisici o psicologici, la manipolazione, le punizioni. 

Come abbiamo accennato prima, questo può dare a volte qualche risultato nel breve termine, magari il bambino si sforzerà di mangiare qualche boccone, ma l'odio verso il cibo rimarrà (anzi, può peggiorare). 

Tra i disturbi alimentari più seri, troveremo in questo stile genitoriale più spesso quelli legati al rifiuto del cibo e/o al desiderio di controllo, come l'anoressia.

Ma quindi, ci si potrebbe chiedere, cosa possiamo fare allora? Se non dobbiamo essere nè permissivi, nè autoritari, nè tanto meno assenti... che via ci resta??

La via più raccomandata dagli psicologi e dai pedagogisti è quella di adottare un approccio "autorevole": quello capace di dare dei limiti, e di costruire delle "strutture" generali entro cui il bambino può muoversi, ma evitando di ricorrere a urla, minacce, punizioni, suppliche...

Dal punto di vista alimentare, questo approccio si mette in atto proprio come abbiamo visto nel paragrafo precedente: il genitore decide quali alimenti vengono proposti ai pasti, cercando di offrire sempre varietà, e andando incontro (quando possibile) alle preferenze del bambino, purchè ci si mantenga entro i limiti di una alimentazione sana e abbastanza varia. 

Il bambino decide cosa mangiare tra gli alimenti proposti, senza subire insistenze, punizioni o minacce.

Il genitore però non cede ad offrire pasti che non sono salutari, a seguire vie che non sono percorribili. Ad esempio, se un bambino chiede di mangiare sempre e solo pasta in bianco, o latte e biscotti a tutti i pasti, o se pretende di mangiare 10 merendine al giorno: il genitore saprà dire "no".

Il genitore cerca di motivare il bambino senza assillarlo, ad esempio, con le strategie che vediamo in questo post.

Se il bambino rifiuta di mangiare tutti o alcuni degli alimenti proposti in tavola, il genitore non lo costringe, nè lo punisce, ma lascia che sperimenti la conseguenza naturale delle sue azioni-> se ha mangiato poco, avrà un po' fame.

Il genitore eviterà però di "girare il dito nella piaga", umiliando e ammonendo il figlio: "vedi, te l'avevo detto! La prossima volta farai meglio a mangiare!". In questo modo, si potrebbe creare una lotta di potere, e il bambino offeso sarebbe più indotto a puntare i piedi e pensare: "adesso ti faccio vedere io!! non mangio neanche a cena, non mi puoi costringere!!". 

(per approfondire questi argomenti, potrete vedere anche i post a tema gestione dei capricci e stili genitoriali).

Come stimolare la collaborazione dei bambini: dare il buon esempio

Abbiamo visto quindi che la via verso un rapporto positivo con il cibo,  non passa attraverso l'insistenza, l'assilo, o le costrizioni.

Tra le strategie per stimolare la collaborazione dei bambini, ne abbiamo già vista una importantissima: l'esposizione frequente ai cibi.

La seconda, è il buon esempio: è fondamentale che il bambino veda i genitori, e possibilmente gli altri fratelli, mangiare volentieri i piatti proposti in tavola.

I bambini sono come delle spugne, che assorbono ed imitano tutto quello che vedono, soprattutto nei primi 6 anni di vita.

Si può anche giocare ad esempio a “rubare” un pezzettino di cibo dal piatto dei genitori- o i genitori dal piatto del bambino- e dire “mmmh che buono, io me lo mangio tutto!”

Il piacere del pasto: mangiare a tavola tutti insieme

E’ fondamentale rendere il pasto un momento piacevole e conviviale: mangiare deve essere un piacere, non un’incombenza da sbrigare velocemente e malvolentieri, mentre discutiamo, o guardiamo un tablet, o la TV.

L'alimentazione, per l'essere umano, non è solo il bisogno fisiologico di nutrirsi, ma è anche relazione con gli altri.

Pensate al piacere di uscire a mangiare una pizza con gli amici, di cucinare insieme ai propri cari...

I bambini non imparano a mangiare perchè li costringiamo, nè perchè gli spieghiamo che devono farlo per la loro salute (almeno, non nella prima infanzia, non ne hanno le capacità cognitive sufficienti).

Imparano a mangiare un po' perchè sentono la fame, un po' perchè gli piace il sapore o l'odore del cibo (e non sempre gli piace...), un po' perchè gli piace stare con gli altri: gli piace condividere, gli piace imitare, gli piace sentirsi parte della famiglia. 

Spesso, togliamo tutti gli elementi che spingono un bambino a mangiare. Non c'è più la fame. Non c'è più la condivisione.

Perchè non lasciamo mai che queste creature sperimentino mezz'ora la fame, ma la tamponiamo con merendine, con latte, con biscotti, purchè mangino; 

perchè li piazziamo davanti ai video di Youtube, purchè mangino; perchè cerchiamo di distrarli, di assillarli, minacciarli, e non mangiamo più neanche noi, per rincorrerli per tutta casa, purchè mangino... 

ma non mangiano, perchè non hanno più le ragioni per farlo.

Altre strategie per stimolare la collaborazione: preparare insieme

L’acquisto e la preparazione dei cibi si possono fare insieme, quando si riesce, rendendolo un po’ un gioco.

 E’ utile, come abbiamo visto prima, sia per aumentare l’esposizione dei bambini al cibo, sia per divertirli e coinvolgerli.

Possiamo anche farci vedere spesso che “pilucchiamo”, assaggiamo il cibo anche mentre lo prepariamo… con aria soddisfatta, come se ci piacesse così tanto che non riusciamo a trattenerci! 

Si può scegliere insieme un libro di ricette, o cercarle su internet, si può preparare insieme un piatto, e poi proporlo a cena al resto della famiglia; rendere il bambino orgoglioso della propria preparazione, giocare al “piccolo chef”.

Se siete appassionati dell'educazione Montessori, troverete in questo metodo educativo tanti spunti utili per coinvolgere i bambini in cucina:

Rendere i cibi divertenti

Non sempre si può, ma quando si riesce, è simpatico creare forme divertenti nel piatto, renderlo accattivante anche visivamente.



La costanza premia!

Routine, routine, routine

I bambini sono molto abitudinari, prediligono la routine, la costanza, il sapere cosa aspettarsi.

Questo gioca a nostro favore: se cerchiamo di riproporre più e più volte uno schema di comportamento, sarà più probabile che i bambini tenderanno ad accettarlo, a farlo proprio, e a ripeterlo.

Ad esempio, se a tavola si beve sempre e solo acqua, non altre bibite, e si mangia insalata ad ogni pasto, è più facile che inizino a vederle come abitudini normali, e a farle proprie.

Essere tutti sulla stessa linea

Come per tutte le altre sfide educative, essere tutti sulla stessa linea è fondamentale per raggiungere il risultato. Se mamma dice una cosa e papà un’altra, è un problema. Se mamma ti dice di non mangiare la merendina e nonna a casa sua te la dà di nascosto, è un problema.

E’ importante quindi condividere il vostro progetto educativo con tutte le figure che si prendono cura del bambino.

Chi ben comincia, è a metà dell’opera

Come abbiamo visto, i bambini tendono ad essere abitudinari, e amano sapere cosa aspettarsi: per questa ragione, se proponiamo loro un cambiamento di alimentazione e/o di stile genitoriale, è probabile che all'inizio non sarà gradito, e i bambini potrebbero esserne spiazzati.

Per questo, è meglio, se possibile, partire fin da subito con la stessa linea che vorremo seguire. 

Oltretutto, dal punto di vista alimentare, quando sono tanti anni che un certo cibo non viene mangiato, risulta ancora più difficile riabituarsi pian piano al suo sapore.

Se dobbiamo cambiare linea "in corso d'opera", quindi, possiamo aspettarci che sarà un po' difficile per il bambino. 

Dovremo dargli (e darci) tempo per abituarsi al nuovo approccio.

Ricostruire un buon rapporto con il cibo, del resto, è una missione a lungo termine, non necessariamente un risultato che si raggiunge dall'oggi al domani.

Allenare la tolleranza a cibi di sapori, colori o consistenze sgradite

Lasciare che tocchino il cibo

Lo riporto anche se l'abbiamo già accennato, è utile lasciare fin da subito che i bambini giochino con il cibo, che esplorino, che facciano un po’ casino anche... questo li abitua a familiarizzare con le consistenze, i colori, gli odori, i sapori.

Anche se vogliono solo mettere in bocca un pezzo di cibo e poi sputarlo, o giocarci, meglio lasciarglielo fare, non fermarli.

Mixare i cibi meno graditi con altri più graditi

Si può provare a proporre i cibi meno graditi, insieme a quelli più amati, ad esempio, fare una composizione di verdure sulla pizza, oppure, usare delle salse, come la salsa allo yogurt, salse di verdure fatte in casa o hummus, in cui pucciare le verdure, per renderle più sfiziose (1uesta è una delle cose che faccio più spesso io a casa).

Approfondimento: selettività alimentare e colore

La selettività alimentare nei bambini può avere tanti aspetti; può basarsi sul sapore, sull’odore, sulle consistenze… ma molto spesso, si basa proprio sul colore.

Sono più spesso graditi alimenti di colore bianco o in generale chiaro, giallo, beige, rosa, nocciola. 

Meno facilmente graditi alimenti di colore acceso: verde, blu, viola, rosso, arancione. 

Ci sono tante teorie sul perché questo accada: alcuni hanno ipotizzato che sia un istinto che viene dal passato (cibi di colore verde, rosso, viola o blu potevano essere più facilmente velenosi, quindi i nostri antenati avrebbero sviluppato un istinto negativo verso questi alimenti, che è stato selezionato attraverso l’evoluzione e si è poi trasmesso a noi).

Per i bambini, può incorrere anche un senso di famigliarità e sicurezza: quando vedono un alimento che ha un aspetto simile ad altri che già gradiscono, sono più portati a mangiarlo. Quando vedono un alimento diverso, sono più restii.

Per questo, è fondamentale la regolare esposizione dei bambini ad alimenti di colore diverso, per superare questa paura inconscia.

Offrire cibi del colore preferito

Se il bimbo è molto selettivo sul colore, possiamo partire dall'offrire cibi dei colore preferito per tutte le categorie, anche giocando a fare dei pasti a tema.

Ad esempio, BIANCO: pasta con cavolfiore e formaggio.

GIALLO-ARANCIO: risotto allo zafferano, frittata con carote e peperoni gialli.

Si può partire da un colore, e poi variare pian piano.

Si può anche giocare a giocare a variare il colore degli alimenti con coloranti naturali come la barbabietola (si può tingere di rosa-fuxia qualsiasi piatto, pasta, riso, zuppe, hummus...). 

Offrire cibi arcobaleno

Un'altra tecnica per abituarsi alla varietà, che spesso “attira” esteticamente i bambini, è quello di preparare ogni tanto dei piatti arcobaleno.


Lo stesso ragionamento fatto per i colori, lo possiamo fare per le consistenze, facendo degli esperimenti, partendo da quelle più gradite, ed incrementando pian piano, provando diverse ricette.

Le verdure ad esempio possono essere proposte come passati, come minestroni, come sughi, come polpette, all'interno di torte salate, o in pezzi; l'ideale è trovare almeno una consistenza gradita, e poi da lì proporre al bambino esperimenti fino ad arrivare anche alle altre consistenze. 

Pasti a tema

Un' altra idea di gioco è quindi quella di stabilire dei pasti a tema; ovviamente non tutti i giorni, ma una volta ogni tanto.

Alcuni possono essere ad esempio, come abbiamo visto, il tema colore, o l'arcobaleno, ma si può proporre qualsiasi tema gradito al bambino, dal pic nic, al tema marino...

Sottolineo che la cosa più importante è ciò che facciamo nella quotidianità, non tanto fare pasti a tema "stravaganti" una volta ogni tanto, ma può comunque costituire un gioco divertente da fare qualche volta, e un'occasione per uscire un po' dalla propria "comfort zone".

Ultimo ma non ultimo:  non comprare le cose che non vanno mangiate (troppo)

“il mio bimbo mangia troppe merendine”

“Io gli dico di no, ma le vuole/ se le prende da solo quando non guardo”

“io gli ho offerto frutta e yogurt a merenda, ma ha voluto il sacchetto di patatine”

Vi riconoscete in queste frasi?

I bambini, di solito, non fanno la spesa da soli. 

Se i bambini mangiano troppe merendine, patatine, e bevono troppe bevande dolci, è perché ne compriamo troppe.

Se vogliamo comprare questi alimenti, possiamo tenerli nascosti, o chiusi a chiave, e darne al bambino solo in quantità moderata.

Se ci sembra di essere troppo sotto pressione e di cedere, o che il bambino riesca a prenderli da solo, meglio allora non comprarli, o comprarne pochi.

I bambini sono piccoli, e devono imparare, non possiamo lasciare sulle loro spalle la gestione dell’alimentazione famigliare: è una responsabilità che ricade sugli adulti.

Pensate com'è difficile a volte anche per noi, trattenerci dal mangiare qualcosa che vorremmo. Per un bambino è impossibile avere l'auto controllo e la razionalità di spiegarsi che una certa cosa non va mangiata in eccesso, per la propria salute.

Ha bisogno dell'aiuto del genitore, che non metterà a sua disposizione una quantità esagerata di cibi che non deve mangiare.

L’alimentazione sana di un bambino infatti parte proprio dalle scelte che noi genitori facciamo al supermercato.


Lo scaffale della merenda

Una buona idea per la merenda, per chi ha difficoltà soprattutto in questo frangente, può essere quella di scegliere alcune merende per la settimana, e dedicare loro un ripiano, uno scaffale, un cassetto... a cui anche il bambino possa accedere autonomamente (eventualmente, anche uno scompartimento del frigo, se possibile, se non è possibile, a quello si accederà con l'aiuto del genitore).

Lo riempiremo prima di tutto di alimenti che possono essere mangiati anche tutti i giorni, potranno esserci ad esempio: grissini, cracker, pane, cereali non troppo zuccherati, creme spalmabili di frutta secca, o frutta secca in pezzi (sopra i 3 anni, prima solo in crema), dal frigo invece yogurt, crema spalmabile di formaggio, hummus di legumi, verdure già lavate e tagliate, frutta già lavata e tagliata, che inviti ad essere afferrata come snack...

Se lo vogliamo, potremo inserire anche dolcetti, succhi di frutta, biscotti, patatine, gelati d'estate... (tutti quei prodotti più ricchi di zuccheri semplici, di grassi saturi, di sale, prodotti ultra processati... che vanno consumati in piccole quantità). Andremo però ad inserirne appunto una piccola quantità: questi prodotti non andrebbero mangiati tutti i giorni, ma 1 o comunque poche volte a settimana.

Per i più grandicelli, il genitore potrà spiegare che è presente già la quantità settimanale di certi cibi, e che fino alla settimana dopo, non verrà rifornita: nell'arco della settimana, il bambino potrà scegliere di mangiare quei cibi quando desidera.

Questo approccio di solito favorisce l'autonomia di scelta del bambino: imparerà che le merende le può prendere quando vuole e può scegliere di mangiare quelle che vuole, ma entro le offerte proposte dal genitore per quella settimana. 

.

In conclusione,

La nostra responsabilità non è obbligare, o convincere nostro figlio a mangiare tutto ciò che vorremmo, la nostra responsabilità è decidere cosa gli mettiamo a disposizione: noi forniamo i cibi entro cui lui poi potrà scegliere. 

E' nostra responsabilità anche cercare di favorire un rapporto sereno e positivo con il cibo, stimolando il divertimento, il coinvolgimento, e la collaborazione, evitando invece di ricorrere sempre all'insistenza, alla minaccia, al ricatto.

Spero che queste riflessioni potranno esservi utili, anche se non esiste nessuna bacchetta magica che possa risolvere la selettività alimentare dall'oggi al domani.

Costruire un rapporto positivo con il cibo non è un risultato immediato: è un progetto a lungo termine, è il lavoro di una vita! (un po’ come tutto quello che riguarda l'essere genitori...).

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