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Ciao a tutti, sono Federica "Chicca" Persico, pediatra di Casalmaggiore (Cremona). Ho studiato medicina a Parma, e mi sono laureata nel 2015. Ho iniziato a scrivere questo blog dopo essermi specializzata in pediatria, iniziando a lavorare sul territorio come pediatra di famiglia.  Cercavo un modo per semplificare la condivisione con le famiglie di materiale informativo sulla salute, e sulla crescita dei bimbi. Ricordando che questi articoli non possono sostituire i consigli personalizzati che io, o il pediatra che segue il vostro bimbo, possiamo fornirvi di persona, spero che possano essere  utili per trovare delle informazioni di carattere generale, sempre disponibili, anche quando il pediatra non c'è. un bacio a tutti,  Chicca .......... Vi ricordo che è disponibile la  TRADUZIONE AUTOMATICA     di tutto il blog con Google Translate (in alto a destra) AUTOMATIC TRANSLATION of the entire blog is available with Google Translate (in the top right corner) ਪੂਰੇ   ਬਲੌਗ   ਦਾ  

Oscillococcinum e prevenzione dell'influenza: una storia incredibile (2)

In questo secondo post, riprendiamo a raccontare la storia di Oscillococcinum, un prodotto omeopatico che viene presentato come un possibile preparato preventivo/curativo degli “stati influenzali”.

Dal post precedente, abbiamo visto quali sono le caratteristiche base di un preparato omeopatico, in generale; si tratta di un prodotto costruito sulla base delle teorie fondamentali dell’omeopatia:

1)    Una sostanza che causa un sintomo, a basse dosi può curarlo (basandosi sulla supposizione Ottocentesca di Hahnemann del “simile che cura il simile”, e sulla analogia con alcune situazioni reali, come l’esempio nella desensibilizzazione verso le allergie). 

2)    La sostanza, una volta diluita in acqua centinaia di volte, fino a completa sparizione, e sottoposta ad un processo di “scuotimenti” detti "succussioni", trasmette all’acqua una memoria di sé (anzi, più è diluita, più è potente).

L’acqua ottenuta mediante questo processo non contiene più nessuna molecola della sostanza di partenza, ma solo la sua "memoria" (secondo questa teoria). A questo punto, l’acqua è pronta per essere commercializzata, e costituisce il prodotto omeopatico finito.

Questa è la caratteristica comune di tutti i prodotti omeopatici, ma passiamo alla storia di Oscillococcinum nello specifico.

…………….

La storia di questo prodotto inizia poco dopo la Prima Guerra mondiale, in Francia. Ci troviamo nel pieno della pandemia influenzale detta “Influenza spagnola”, che ha colpito il mondo tra il 1918 ed il 1920, portando alla morte stimata di decine di milioni di persone.


Un medico militare francese, il dott. Joseph Roy, sta analizzando al microscopio alcuni campioni di sangue di persone che sono rimaste vittime dell’influenza, e nota una cosa peculiare: gli sembra di vedere al microscopio delle piccole "sferette chiare", che oscillano.

Chiamerà queste sferette “oscillococci”. Roy, infatti, pensava che si trattasse di batteri, piccoli batteri rotondi che oscillavano, per cui gli diede questo nome. Tipicamente, i batteri rotondi sono infatti chiamati “cocchi”. Ad esempio, uno di nostra conoscenza è lo Streptococco, il batterio che causa scarlattina e infezioni della gola, per cui facciamo il tampone rapido nei nostri ambulatori. 

(eccolo qua, il nostro amico Streptococco)

Roy pensò che questi batteri “oscillococci” che credeva di avere scoperto, potessero essere la causa dell’influenza.

In corso di studi successivi, ritroverà queste immaginette, queste sfere, che lui credeva essere dei batteri, anche in tantissimi altri tessuti: campioni di pazienti affetti da altre malattie infettive, di pazienti affetti da cancro, campioni di tessuti animali, eccetera….

Si convinse di avere fatto una scoperta fondamentale, di avere scoperto un tipo di batteri che era presente in quasi tutti i tessuti che osservava. Li chiamò addirittura “germi universali”, proprio perché li vedeva dappertutto.

Ma cos’erano in realtà, queste sferette che vedeva ovunque?

Con certezza, non lo sappiamo. Infatti, nessun altro a parte Roy pare averle mai osservate. Si ritiene che potessero essere degli artefatti (praticamente delle bollicine d’aria che derivavano da una non corretta preparazione dei campioni da osservare), oppure delle strutture naturalmente presenti nelle cellule, come i vacuoli.

Sicuramente, non erano batteri che causavano l’influenza: essa infatti non è causata da batteri, ma da un virus, che venne isolato nei decenni successivi, e chiamato appunto “virus dell’Influenza”. Questo virus è troppo piccolo per essere visto ad un microscopio ottico, per cui Roy, all'epoca, non poteva vederlo. 

Al giorno d’oggi, possiamo però vederlo grazie all’utilizzo del microscopio elettronico:

Vorrei sottolineare, a questo punto, che l’intento di ricordare queste vicende storiche, non è sicuramente quello di ridicolizzare i professionisti che hanno formulato queste teorie. 

Infatti è facile per noi, seduti sul nostro divano, aprire Google, leggere comodamente da casa nostra il resoconto di anni, decenni, secoli di studi, e poter dire “ah ah ah, che ridere, nell’800 non sapevano cosa causasse la malaria” oppure, “all’inizio del ‘900 pensavano che delle bolle d’aria presenti nei vetrini per microscopio fossero la causa dell’Influenza, che ignoranti!”. 

Certo, oggi noi siamo “dei nani sulle spalle dei giganti”, come scrisse Umberto Eco, parafrasando altri grandi prima di lui. 

Siamo seduti sulle spalle dei “giganti”, dei tanti studiosi che nei secoli passati hanno dedicato la vita a cercare di darci delle risposte. Cosa causa le malattie? Come possiamo curarle?

E questo percorso è fatto anche di tanti errori, di cantonate, di tentativi che non vanno a buon fine, ed è fisiologico che sia così. 

Non c’è da ridicolizzare gli studiosi del passato, ma da capire le motivazioni che possono averli condotti a fare certe osservazioni (magari poi dimostratesi errate, ma comunque importanti nel processo che ci porta alla conoscenza). 


…………..

Giunti a questo punto, comunque, penserete che la storia di Roy e delle sue “sferette” si concluda qui, con un po’ di imbarazzo da parte dell’inesperto microscopista, e nulla di più.

Uno dei tanti errori in buona fede, che ci hanno permesso comunque di fare dei passi avanti.

Ma non è così.

Negli anni '20, infatti, prima dell’identificazione definitiva del virus dell’influenza, Roy cercò, probabilmente anche in buona fede, prima di capire l’errore, di trovare delle applicazioni cliniche della sua “scoperta”, sia nella cura del cancro che di altre malattie infettive.

Iniziò a collaborare, a quanto ho letto, con aziende che producevano prodotti omeopatici.

Stante la sua ipotesi (errata) che queste sferette, queste bolle d’aria, potessero essere la causa dell’influenza, si ipotizzò di utilizzarle per preparare un rimedio omeopatico contro l’influenza.

Uno dei numerosi tessuti in cui Roy credeva di vedere queste sferette, erano gli organi dell’anatra muschiata (chiamata in francese “canard de Barbarie” o, secondo la nomenclatura scientifica, “Cairina moschata”). Lei:

Si pensò pertanto di utilizzare parte degli organi del povero animale (in particolare, il fegato e il cuore), per produrre un prodotto omeopatico contro l’influenza.

(Come nota di colore, ho trovato descritto in diversi siti che il nome riportato sulla confezione di Oscillococcinum e altri preparati omeopatici, ovvero “Anas barbariae”, in realtà, è un termine che non esisterebbe, o comunque coniato dalle case produttrici stesse. Una latinizzazione del nome francese “canard de barbarie”, mentre il nome scientifico, in latino, dell’animale, sarebbe appunto “Cairina moschata”).

Ma proseguiamo con la preparazione del prodotto: si parte da un estratto di cuore e fegato dell’anatra muschiata, come abbiamo visto, e poi questo viene sottoposto a numerose diluizioni.

In particolare, in questo caso, viene diluito 200 volte secondo metodo “korsakoviano”: si riempie un boccetto di 100 ml di estratto d’anatra, si scuote, poi si butta il contenuto. Dovrebbe rimanere una piccola parte, adesa alle pareti del boccetto. 

Il boccetto a questo punto viene riempito nuovamente con 100 ml di acqua, che vengono scossi/shakerati/dinamizzati a loro volta. Abbiamo ottenuto una diluizione “1 K”, ovvero un boccetto da 100 ml di acqua che può contenere ancora qualche traccia dell’estratto iniziale di anatra.

Poi si butta via l’acqua nuovamente, e il boccetto viene riempito con 100 ml di acqua nuova. Siamo a “2K”. E così via, per 200 volte, sempre con acqua nuova, e la precedente viene gettata, fino a “200 K”.

A questo punto, chiaramente, l’acqua ottenuta non contiene più nessuna molecola dell’estratto di anatra originale.

L’acqua così ottenuta può essere poi rivenduta come tale, oppure, come nel caso di Oscillococcinum, può essere spruzzata su dei granuli di zucchero.

In seguito suppongo, evapora, e restano solo i granuli di zucchero (...si suppone che anche lo zucchero abbia una memoria, a questo punto? non sono ferrata su questo).

Questi granuli di zucchero (100% comune saccarosio, come lo zucchero da tavola), vengono quindi confezionati e venduti: abbiamo il prodotto finito, chiamato ancora con il nome ispirato alla “scoperta” di Roy, ovvero “Oscillococcinum”: che ci ricorda le misteriose “sferette che oscillano”, gli “Oscillococci”, che il medico francese aveva creduto di osservare nei tessuti d’anatra.

Ma che, come sappiamo oggi, probabilmente erano solo delle bolle d’aria- e comunque, sicuramente non erano la causa dell’influenza.

………….

Anche per questo post, mi fermerei qui: abbiamo visto la strana storia di come ha avuto origine “Oscillococcinum”.

Nel post successivo, troviamo alcune considerazioni sull’argomento:

https://pediatrachicca.blogspot.com/2022/10/oscillococcinum-e-prevenzione_9.html

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