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Ciao a tutti, sono Federica "Chicca" Persico, pediatra di Casalmaggiore (Cremona). Ho studiato medicina a Parma, e mi sono laureata nel 2015. Ho iniziato a scrivere questo blog dopo essermi specializzata in pediatria, iniziando a lavorare sul territorio come pediatra di famiglia.  Cercavo un modo per semplificare la condivisione con le famiglie di materiale informativo sulla salute, e sulla crescita dei bimbi. Ricordando che questi articoli non possono sostituire i consigli personalizzati che io, o il pediatra che segue il vostro bimbo, possiamo fornirvi di persona, spero che possano essere  utili per trovare delle informazioni di carattere generale, sempre disponibili, anche quando il pediatra non c'è. un bacio a tutti,  Chicca .......... Vi ricordo che è disponibile la  TRADUZIONE AUTOMATICA     di tutto il blog con Google Translate (in alto a destra) AUTOMATIC TRANSLATION of the entire blog is available with Google Translate (in the top right corner) ਪੂਰੇ   ਬਲੌਗ   ਦਾ  

La scienza nelle nostre vite. Capitolo 1: metodo scientifico e sanguisughe

Cos’è il metodo scientifico, come entra nelle nostre vite di tutti i giorni?

Cosa dobbiamo conoscere per essere in grado di fare delle scelte consapevoli riguardo alla nostra salute?

Questa sarà una serie di post più “chiacchierata”, meno interessante forse rispetto ai consigli pratici sul vomito, o al dosaggio della tachipirina sciroppo, ma in realtà non meno importante.

La “scienza” infatti entra quotidianamente nelle nostre vite, ed è utile conoscere alcuni concetti base: pur ricordando che ci sono tantissimi aspetti scientifici, storici e filosofici di questi argomenti, che non possiamo approfondire in questi semplici post; ci limiteremo ad un brevissimo e semplificato riassunto. Per chi volesse approfondire, troverà tantissime risorse sull’argomento, sia nei libri, sia online!

1)    La storia del metodo scientifico. Cos’è? Come ci siamo arrivati? 

Il cosiddetto “metodo scientifico” è una modalità, un percorso attraverso cui riusciamo ad arrivare ad una conoscenza che riteniamo “affidabile”.

Esistono altre modalità, ma vedrete che non sono particolarmente affidabili. 

Facciamo un esempio semplice: Una modalità di arrivare ad una conoscenza, molto diffusa in passato, era quella di fare riferimento a quello che diceva un’autorità.

Ad esempio: 

Anno 1580.

Peppino: “Attaccare delle sanguisughe sulle braccia e dissanguarsi fa bene alla salute”

Peppina: “Come lo sai??”

Peppino: “Perché così ha detto il principe/ lo stregone/ il vescovo/ un antico studioso romano, quindi deve essere vero”

Capirete da soli che questo metodo, non è molto affidabile. Questo metodo è detto spesso “principio di autorità”; al giorno d’oggi però riteniamo che non sia sufficiente che una persona importante e autorevole dica una cosa, perché questa diventi automaticamente vera.  

Un altro metodo non tanto affidabile, potrebbe essere quello di basarsi sulla nostra esperienza personale, o sull’esperienza di qualche altra persona. Ad esempio:

Peppino: “Attaccare delle sanguisughe sulle braccia e dissanguarsi fa bene alla salute”

Peppina: “Come lo sai??”

Peppino: “Perché mio cugino, la settimana scorsa, è guarito dalla febbre dopo essersi attaccato delle sanguisughe”

… E già qua, qualcuno avrebbe da ridire: se è guarito, allora si vede che le sanguisughe funzionano!! Ma capirete bene che ci possono essere tante ragioni: probabilmente la febbre del cugino di Peppino sarebbe passata comunque nell’arco di qualche giorno, e le sanguisughe non c’entrano nulla.

Purtroppo, in passato, questi erano i metodi che spesso si utilizzavano, e purtroppo così non si arrivava a nulla. Si continuava a morire, a soffrire, a piangere al capezzale dei propri cari; sperando che il prete del paese, o la strega, o tuo cugino, trovassero finalmente la pozione magica che li potesse salvare. A volte sì, qualche erba un po’ funzionava, a volte no; spesso no, o non abbastanza. 

E tu pregavi di non dover mai finire sotto le mani di un chirurgo: perché senza anestesia, disinfettanti e trasfusioni di sangue, non era un’avventura tanto piacevole.

E pregavi di non morire a 20 anni: di parto, di appendicite, di peste…

E poi?

E poi, pian piano, tanti pensatori hanno dato il loro contributo, arrivando a definire un metodo migliore, per arrivare a capire DAVVERO cosa funziona e cosa no, per arrivare ad una conoscenza migliore del mondo che ci circonda.

Uno tra tutti, che viene ricordato un po’ come il “padre” del metodo scientifico, è lo scienziato italiano Galileo Galilei, che ha enunciato quelle che ora consideriamo le basi del metodo scientifico, all’inizio del ‘600.

Dopo di lui, altri hanno aggiunto le loro considerazioni, per arrivare a definire un “metodo” che ancora oggi utilizziamo: e che, forse non lo sai, ma magari ti ha anche salvato la vita.

Queste sono delle enormi semplificazioni, chiaro! Anche riguardo al nostro passato: non è che non avessero scoperto e osservato nulla di utile prima di Galielo, né che fossero tutti delle capre ignoranti.

Ma è una semplificazione, per mostrare la differenza tra avere un metodo, oppure andare a tentoni, nel buio, basandosi sulle tue osservazioni o su quello che diceva una “autorità” in materia. E in mille, duemila anni, fare poche scoperte, e portarsi sulle spalle anche un fardello di idee errate, preconcetti e falsi miti….

E’ un modo per riflettere su quante cose della nostra vita, che oggi diamo per scontate, siano in realtà state scoperte proprio negli ultimi 200-300 anni, grazie anche- forse grazie soprattutto - al metodo scientifico. E su quanto questo abbia cambiato le nostre vite.

2)    In cosa consiste quindi questo “metodo scientifico”?

Riassumendo, il metodo scientifico dice che dobbiamo partire da una teoria, un’ipotesi.

Ad esempio: 

IPOTESILe sanguisughe fanno davvero bene alla nostra salute?

Poi, dobbiamo costruire UN ESPERIMENTO: mettere alla prova, verificare la nostra ipotesi.

Non possiamo basarci solo sul sentito dire, su quello che dice “un’autorità” o che c’è scritto in un vecchio libro. Né sulla nostra impressione soggettiva.

Nel prossimo post, vedremo come si costruisce un buon esperimento, uno studio scientifico.

Ma diamo qualche anticipazione: seguiamo Peppino alle prese con il suo esperimento.

Peppino coinvolgerà numerose persone del paese, che dividerà in due gruppi, in modo casuale. A metà persone, applicherà delle sanguisughe, all’altra metà no, ogni volta che si ammalano.

Dopo di che, annoterà la durata della febbre, e degli altri sintomi, il tasso di mortalità.

Poi, analizzerà i dati.

Ci sono differenze significative tra il gruppo trattato con le sanguisughe, e l’altro?

….

Rullo di tamburi….

….

….

No, anzi! 

Peppino scopre dai dati raccolti, che le persone dissanguate dalle sanguisughe, mediamente, stanno peggio rispetto alle altre.

Peppino non ha quindi confermato la sua ipotesi iniziale, anzi, è giunto ad una conclusione opposta. Le sanguisughe non fanno bene, per niente!

Ora Peppino può procedere sperimentando nuove soluzioni: diversi tipi di piante, di pozioni, o di preghiere, o di formule magiche…

Fino a trovarne una che funziona: questa volta, per davvero.

3)    Ripetibilità, riproducibilità e peer review

Ora direte, perfetto, quindi tutto finito… fai l’esperimento e poi sei a posto.

E invece no, perché non si conclude tutto con un unico esperimento.

Prima di tutto, l’esperimento di Peppino deve essere ripetibile e riproducibile, anche da altri.

Se altri tentassero l’esperimento, e giungessero a conclusioni diverse, significherebbe che c’è qualcosa che non va. 

Avrà sbagliato Peppino a fare i calcoli? Saranno forse sanguisughe di diverse specie, che possono essere più o meno utili? Avrà mentito sui suoi risultati?

Bisognerà vagliare varie ipotesi.

E’ importante che Peppino descriva bene i suoi metodi: come ha condotto il suo esperimento? Quante persone ha studiato? Come le ha suddivise in due gruppi? Che tipo di sanguisughe ha utilizzato? Come ha misurato la febbre alle persone oggetto di studio? Eccetera…

In questo modo, sarà possibile per altri valutare se l’esperimento di Peppino è stato ben fatto, se le sue conclusioni sono attendibili, e anche provare a riprodurre l’esperimento stesso e confermarne la validità.

La valutazione che possono fare gli altri contadini della zona, esperti di sanguisughe, che osservano lo studio di Peppino, è un esempio di quella che viene chiamata “peer review”, ovvero “revisione dei pari”, "revisione degli esperti nel settore".

E’ un ulteriore elemento che ci garantisce l’affidabilità dello studio di Peppino: gli altri contadini infatti potrebbero controllare e verificare se Peppino ha commesso degli errori, o ha applicato un metodo non corretto.

4)    Falsificabilità/confutabilità

Un’altra cosa importante, è che l’esperimento di Peppino è “vero fino a prova contraria”. Ciò significa che se studiando ulteriormente le sanguisughe, si dovessero scoprire altre cose, scoprire che davvero fanno bene a qualcosa, magari facendo un esperimento più ampio e migliore di quello di Peppino… i risultati di Peppino verrebbero confutati.

I risultati di uno studio scientifico infatti non sono incisi nella pietra, immutabili: non sono i 10 comandamenti incisi nelle tavole da Mosè.

Se no parleremmo di fede religiosa, non di scienza. E non sarebbe possibile nemmeno progredire, perché rimarremo ancorati per sempre a quel primo esperimento.

I risultati di uno studio sono la migliore conclusione che abbiamo raggiunto fin’ora: ma possono essere smentiti/ migliorati/ arricchiti qualora scoprissimo qualcos’altro in futuro.

Direte quindi, ma allora che valore ha l’esperimento di Peppino, se può essere confutato?? Se non è una verità assoluta?

Ma ha un valore enorme, perché è comunque la migliore conoscenza possibile raggiunta fino a quel momento!

Meglio incaponirsi a studiare le sanguisughe, che si sono dimostrate poco efficaci, o provare quella corteccia di salice che utilizzano nel paese a fianco, e vedere se quella funziona meglio?

Meglio ridurre intanto l’applicazione delle sanguisughe, pur continuandole a studiare se si vuole, o mandare qualcuno all’altro mondo, perché morto dissanguato?

Per poter progredire, e soffrire meno, gli abitanti del paese di Peppino hanno una sola via: quella di continuare a condurre numerosi esperimenti, seri, ben fatti; controllarsi a vicenda, e basarsi sui risultati raggiunti; e arrivare così, finalmente, a scoprire qualcosa di davvero valido, in grado di aiutarli.

Invece che rimanere per sempre prigionieri di vecchie dicerie, credenze, idee distorte della realtà… e sanguisughe.

Conclusioni

Queste cose possono sembrare delle ovvietà, scritte come negli esempi sopra. 

Ma ahimè, non sempre lo sono. 

Quante volte, anche nel 2022, sentiamo dire:

“Questa cosa funziona perché me l’ha detto il medico Dott. Tal dei Tali, che è bravissimo.”

“Funziona perché l’ha detto il premio Nobel, l'emerito Professor Supercazzola, e lui di certo non può sbagliare.”

(principio di autorità)

“Funziona perché mio cugino l’ha provata, e giura che è fantastica”

“Funziona perché io l’ho provata, e dopo che l’ho presa, non mi sono più ammalata. Incredibile! Dite quello che volete, ma su di me funziona!! … cosa dite? Coincidenza? Non mi sarei ammalata lo stesso? Effetto placebo?”

(singole esperienze personali)

Penso che vi sarà capitato di sentire ragionamenti di questo tipo… magari anche di farli! Soprattutto per quanto riguarda l’esperienza personale, capita a tutti (medici compresi).

Ma ricordiamoci che non sono questi i modi per stabilire cosa è reale e cosa no, cosa funziona e cosa no.

Se continuiamo a ragionare così, invece che andare avanti, rischiamo di continuare a girare intorno a false convinzioni, e di non progredire mai. 

Spero di avervi lasciato qualche riflessione importante, che possa entrare nella vostra vita di tutti i giorni. 

E che vi si drizzeranno le orecchie, quando sentirete affermazioni del tipo visto sopra, e capirete subito che c'è qualcosa che non va.

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Nel prossimo post della serie:

Tutti gli studi scientifici sono validi? Tutti gli studi scientifici sono uguali? Gli studi scientifici possono sbagliare?


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