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MARIA MONTESSORI (6): i giocattoli
Maria Montessori ha progettato essa stessa dei giocattoli, che utilizzava nelle sue scuole. Successivamente, sono stati realizzati altri giocattoli, non progettati da lei direttamente, ma ispirati alle sue idee, e al suo metodo educativo.
Se volete partire dall'inizio, nei post precedenti, abbiamo visto come organizzare la casa Montessoriana stanza per stanza, e l'area gioco:
https://pediatrachicca.blogspot.com/2024/08/maria-montessori-4-la-casa.html
In questo post, ci concentriamo sull'argomento giocattoli.
Al giorno d’oggi, come abbiamo visto, è molto di moda definire dei giocattoli come “Montessoriani”: potrete trovare
questa etichetta su tantissimi prodotti, anche quando non rispecchiano davvero
le idee educative di Maria Montessori.
Quali sono le caratteristiche dei veri giocattoli Montessoriani?
-
La presenza di materiali naturali (legno, vetro, metallo, stoffa…) e meno
della plastica.
-
L’assenza di stimoli eccessivi artificiali, come luci lampeggianti, suoni registrati…
-
La semplicità: ogni gioco deve concentrarsi su una attività per volta.
-
Il controllo dell’errore: i giocattoli Montessoriani spesso sono
progettati per “auto correggere il bambino” -> si deve accorgere da solo se
lo sta usando nella modalità giusta, oppure no (ad esempio, i pezzi di un
puzzle che si incastrano solo se abbinati nel modo corretto, o un gioco ad
incastro di forme dove, se non metti la forma nel foro corretto, non entra,
eccetera).
-
Il realismo: nella filosofia Montessoriana si prediligono giocattoli più realistici, e
libri illustrati con fotografie reali invece che disegni stilizzati.
Alcuni esempi di giocattoli Montessoriani classici,
utilizzati nelle scuole Montessoriane:
Sono ben evidenti
le caratteristiche ricercate da Maria Montessori: materiali naturali, colori
non eccessivi, semplicità, focus su una singola attività. Sono giocattoli “didattici”,
che si pongono l’obiettivo di stimolare un bambino a imparare qualcosa di
nuovo.
La scatola di
permanenza dell’oggetto
Anelli impilabili
Puzzle ad
incastro
Smistamento forme
Card di parole da associare
Torre di cubi
Infine, sono
caratteristici dell’educazione Montessoriana anche attività
“fai da te” o di vita pratica, che presentino le caratteristiche
ricercate: che siano semplici, che permettano al bambino di concentrarsi su una
attività alla volta, e di imparare qualcosa. Ad esempio:
Scarpa da allacciare
Color matching
Gioco per imparare a versare fino alla linea
Raccogliere le foglie nel quadrato
Se avete tempo di organizzarle, su internet e sui libri dedicati trovate davvero migliaia di idee. Ad esempio...
Youtube:
(putroppo ne trovo di più in inglese, ma non serve conoscere la lingua, perchè basta guardare le immagini)
Pinterest: https://pin.it/701cSHNHx (Kengaro mum)
Instagram: https://www.instagram.com/reel/C_S9-7_Ju1-/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA== (ohhappyplayday)
https://www.instagram.com/reel/C7yR0Q0iFR0/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==
Libri:
Montessori o Marketing?
Nei negozi fisici
o online, come abbiamo visto, troviamo innumerevoli giocattoli che vengono
etichettati come “Montessoriani”.
Ma sarà vero?
Vediamo alcuni
esempi di Amazon:
Cubo di attività
“Montessoriano”
Busy board (tavola
di attività) “Montessoriana”
Questi giochi
però appaiono molto caotici, coloratissimi, propongono multiple attività in una
volta sola. Non rispecchiano quindi la filosofia montessoriana.
Questi, invece,si avvicinano di più; propongono una attività alla volta:
Questo puzzle di
animali, secondo chi lo vende, sarebbe “Montessoriano”. Vedete però che è un
po’ caotico, e scarsamente realistico.
Questo, invece,
si avvicina di più:
Questo
non significa che un giocattolo non Montessoriano “non vada bene”, ma è
importante valutare con occhio critico quello che vediamo: che caratteristiche ha? Ha le caratteristiche
che vogliano?
Senza farci
influenzare nella scelta da semplici etichette che vediamo apposte, come
“Montessoriano”, pensando in automatico che “se è Montessoriano, bè, allora
andrà bene!”
Dobbiamo valutare
cosa effettivamente stiamo comprando, e se corrisponde effettivamente alle
caratteristiche che desideriamo.
Montessori o altre filosofie?
Alcuni dei giochi
in legno “alla moda” che troviamo nei negozi, e vediamo sui social media, a
volte vengono erroneamente etichettati come “Montessoriani”, quando in realtà
appartengono ad altre filosofie.
Un esempio, ne
sono i giochi ispirati alla educazione “Waldorf” (ideata negli anni ’20 dal
filosofo austriaco Rudolph Steiner). I giocattoli di questa filosofia hanno
alcuni aspetti in comune con quelli Montessoriani, come la semplicità, la
predilezione per il legno e i materiali naturali, l’assenza di sovra stimoli
artificiali come luci, suoni, parti elettriche.
In
questa filosofia, però, si pone l’enfasi su giochi che stimolino
l’immaginazione e la fantasia, su un aspetto “fiabesco”, e sui colori
arcobaleno.
Questi giocattoli
sono tipicamente di tipo “open-ended”,
che in italiano a volte viene tradotto con “destrutturati”.
“Open-ended”
sono giochi che non hanno un solo modo “giusto” di essere usati, ma possono essere usati in
svariati modi, lasciando spazio all’immaginazione dei bambini.
La filosofia
Montessoriana invece si concentra più su aspetti pratici e didattici, nei suoi
giocattoli, che sono spesso “close-ended”
-> hanno uno scopo preciso, e un solo
modo di essere usati. Ad esempio, come abbiamo visto, incastrare i pezzi di un
puzzle, o imparare delle attività pratiche.
La filosofia Waldorf
invece predilige i giochi “liberi” di immaginazione, e propone anche di usare
oggetti naturali (sassi, legnetti…) come strumenti di gioco: ogni oggetto può diventare qualsiasi cosa che
l’immaginazione del bambino possa sognare.
Alcuni esempi di classici giochi “open-ended”, della filosofia
Waldorf:
L’arcobaleno
in legno (può essere
usato in mille modi, per fare diverse costruzioni, può diventare un ponte, una
capanna dove vivono i personaggi, una pista per macchinine…)
Cubi di legno colorati
da costruzioni
Teli colorati
per travestirsi (possono
diventare mantelli, abiti da principessa, bandiere di una nave pirata, tende
sotto cui rifugiarsi, tappeti volanti…)
Bamboline
semplicissime che possono
diventare nel gioco qualsiasi personaggio
...
Ma quindi,
questi giochi, non vanno bene, perché non sono Montessoriani?
No,
assolutamente, anche questi giochi possono assolutamente essere proposti!
A me piacciono
molto- non solo perché rendono qualsiasi area gioco molto graziosa
esteticamente- ma proprio per la loro filosofia di utilizzo.
Anche se non
sempre vengono facilmente scelti dai bambini, soprattutto se sono abituati a
giocattoli tecnologici, giocattoli ricchi di luci e suoni, o con personaggi già
noti dei cartoni animati… in generale, quindi, a giocattoli che catturano
subito e facilmente l’attenzione, e che non richiedono da parte dei bambini un
grande sforzo “immaginativo”.
Il vantaggio di questi giochi “open-ended”,
però, è proprio questo: quello di stimolare il bambino a lavorare con la
propria immaginazione, invece che rimanere passivo di
fronte ad un cartone animato, o ad un gioco tecnologico che “fa già tutto da
solo”.
Non mi sentirei
di usare SOLO giochi di questo tipo, ma penso siano una bella aggiunta nel
nostro “parco giocattoli”.
Non è necessario
acquistare giocattoli costosi, comunque, per fare gioco di fantasia: al posto
di drappi acquistati apposta, possiamo proporre vecchi vestiti, stracci e
lenzuola; al posto di giocattoli in legno appositi, possiamo proporre oggetti
della vita quotidiana: scatole per fare casette, cucchiai di legno per fare
spade e bacchette magiche, eccetera…
Ricordo ancora la
mia massima soddisfazione quando, da bambina, trasformai una vecchia scatola di
cereali, in una piramide egizia. Non sarà stata bellissima, ma per me, era
perfetta!
Gioco di finzione e gioco simbolico
Buona parte dei giochi che i bambini utilizzano, anche se non sono “open-ended”, possono rientrare nella categoria del “pretend play”, ovvero del gioco di finzione. “Faccio finta di…” che si sviluppa soprattutto dopo i 18 mesi, e si va via via sempre più complesso.
Ad esempio, una
bambola da vestire (faccio finta di essere la mamma della bambola), un gruppo
di barbie che si ritrovano e bere il tè, una fattoria di animali…
I giochi chiamati
“open-ended” hanno questa stessa funzione, fanno quindi anch’essi parte del
gioco di finzione, ma si differenziano in quanto non rappresentano un oggetto
specifico.
Ad esempio: una
bambola, una figurina di elefante, una nave pirata-> vengono usati come ciò
che sono (come un bambino, come un elefante, come una nave), anche all’interno
del gioco di fantasia e di finzione.
Invece, un pezzo
di un arcobaleno di legno, può essere qualsiasi cosa: il tetto di una casa, una
barca, una pista per biglie… Un pezzo di stoffa, può essere: un mantello, un
abito da principessa, una tenda, un tappeto volante…
Nella
terminologia psicologica e psicopedagogica, questo tipo di gioco è chiamato “gioco simbolico”-> ovvero,
l’oggetto diventa un “simbolo”, rappresenta qualcosa che non è davvero. Il
classico esempio che si trova sui libri è: il bambino che prende in mano una
banana, e finge di parlare al telefono (più tipico del passato, perché la banana
assomigliava effettivamente alla forma della cornetta dei vecchi telefoni).
In conclusione…
Queste
riflessioni non servono tanto a dirci che giocattoli DOBBIAMO o NON DOBBIAMO
comprare: tutti possono essere usati, ma con moderazione.
Ci possono però
spingere a guardare i giocattoli, e l’area gioco dei nostri bambini, con occhi
diversi: con una maggiore consapevolezza e progettualità, verso il tipo di
giocattoli che gli vogliamo offrire, e verso come glieli vogliamo presentare.
Prima di
informarmi su queste filosofie, pensavo che la presenza di enormi pile
disordinate di giocattoli, per me esteticamente orrendi, rumorosi e plasticosi,
fosse uno scotto inevitabile da pagare, per ogni casa abitata da bambini.
Giocattoli che,
quando volevi “metterli a posto”, e farli finalmente sparire dalla vista,
venivano lanciati alla rinfusa in enormi contenitori, che venivano poi nascosti
dietro al divano (solo per essere poi nuovamente rovesciati, 5 minuti dopo).
Da quando ho
scoperto queste filosofie, anche se ho potuto attuarle poco, la mia percezione
è completamente cambiata.
Ho
capito che l’accumulo sregolato, non era inevitabile, ma piuttosto un lascito
del consumismo smisurato, e del marketing a cui siamo sottoposti.
Dopo aver
dedicato più tempo allo studio dei giocattoli, dei tipi di gioco, e della
filosofia Montessoriana, invece, ho iniziato a guardare i giocattoli in modo
più consapevole.
Ho iniziato anche
a percepire l’area gioco non come una discarica di plastica, ma come qualcosa che
può essere anche esteticamente bello, interessante da progettare, ordinato e vivibile,
sia per i bambini, che per gli adulti.
Un’area gioco ben
organizzata, infatti, risulta più piacevole anche quando è vissuta, e
non è stata appena riordinata: questo perché i giocattoli non sono eccessivi,
sono gradevoli esteticamente, e rimetterli a posto è semplice.
E soprattutto, i
giocattoli devono essere stimolanti per i bambini, e permetterli di aguzzare
veramente il loro ingegno, e la loro fantasia.
Non devono
lasciarli “passivi” di fronte a tonnellate di oggetti, o, peggio, spingerli ad
abbandonare proprio i giocattoli, e finire sempre più spesso di fronte ad uno
schermo, del telefono o della TV, incapaci di fare altro.
Ringraziandovi per l’attenzione dedicata a
questa serie,
spero che in questi post, abbiate trovato degli spunti di riflessione interessanti, per organizzare la vostra casa e le vostre giornate.
E auguri a Maria: che 150 anni e passa dopo la sua nascita, ispira ancora il gioco dei bambini, in tutto il mondo.
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