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Ciao a tutti, sono Federica "Chicca" Persico, pediatra di Casalmaggiore (Cremona). Ho studiato medicina a Parma, e mi sono laureata nel 2015. Ho iniziato a scrivere questo blog dopo essermi specializzata in pediatria, iniziando a lavorare sul territorio come pediatra di famiglia.  Cercavo un modo per semplificare la condivisione con le famiglie di materiale informativo sulla salute, e sulla crescita dei bimbi. Ricordando che questi articoli non possono sostituire i consigli personalizzati che io, o il pediatra che segue il vostro bimbo, possiamo fornirvi di persona, spero che possano essere  utili per trovare delle informazioni di carattere generale, sempre disponibili, anche quando il pediatra non c'è. un bacio a tutti,  Chicca .......... Vi ricordo che è disponibile la  TRADUZIONE AUTOMATICA     di tutto il blog con Google Translate (in alto a destra) AUTOMATIC TRANSLATION of the entire blog is available with Google Translate (in the top right corner) ਪੂਰੇ   ਬਲੌਗ   ਦਾ  

Auto svezzamento, svezzamento tradizionale o combinato? (4)

In questo post vedremo come sono cambiate le filosofie di svezzamento negli anni. A che punto siamo ora? E' meglio lo svezzamento tradizionale, o l'auto-svezzamento?

Non è un post fondamentale, se state iniziando lo svezzamento dei vostri bimbi: più che altro una curiosità sull’argomento… se vi interessano le varie teorie di svezzamento, la loro storia, i loro pro e i loro contro.

Lo sviluppo di diversi approcci allo svezzamento

Lo svezzamento dei bimbi è un percorso che può essere molto diverso a seconda delle diverse epoche, e delle diverse culture. Per molti anni non è stato eccessivamente “medicalizzato”, si faceva secondo le abitudini della famiglia e del paese dove ci si trovava, non era un argomento di cui si discuteva con il medico.

Già dalla seconda metà del Novecento, è iniziata però una maggiore “ingerenza” del mondo medico all’interno dell’alimentazione dei bambini.

Sono stati creati schemi di svezzamento sempre più dettagliati, dove ad ogni età corrispondeva una serie di nuovi cibi da introdurre.

Molte cose però venivano fatte più per “abitudine”, e non perché ci fossero veramente degli studi scientifici che indicassero la necessità di seguire tassativamente questi schemi.

Pensate che ancora al giorno d’oggi, non ci sono tantissimi studi che confrontino diverse modalità di svezzamento, anche se sicuramente abbiamo aggiunto qualche conoscenza rispetto a quanto sapevamo in passato.

Il ricordo della mia nonna: lo svezzamento alla fine degli anni ‘50

Nonna Carolina, che ha avuto 3 bambini nati tra il 1957 e il 1959. Ricorda che le fosse stato consigliato di sospendere l’allattamento al seno perché il suo latte fosse “poco nutriente”. Verso i 6 mesi ha iniziato a proporre pappe cremose, addensate con farine di riso o di grano, secondo le indicazioni che le venivano fornite dal suo pediatra e da un’ostetrica che la seguiva. Ricorda di aver continuato a proporre per lungo tempo pappe di consistenza cremosa, e di aver sempre imboccato i bimbi, raramente lasciandoli liberi di afferrare il cibo con le mani. Le pappe venivano per lo più preparate in casa; esistevano anche dei cibi pronti, ma erano molto costosi e poco utilizzati.

Dal ricordo della mia nonna vediamo che già negli anni ’50 la presenza delle figure professionali era abbastanza forte, anche lei ricorda che le venissero forniti degli schemi specifici e delle raccomandazioni dal pediatra e dall’ostetrica.

Ricorda inoltre che le consistenze delle pappe erano per lo più cremose, e che era il genitore ad imboccare il bimbo, non veniva lasciata tanta libertà di “servirsi da solo”.

Questo tipo di svezzamento, che possiamo chiamare “tradizionale”, è stato messo in discussione nel corso degli ultimi 15-20 anni.

Un approccio alternativo si è cominciato a diffondere in Inghilterra intorno al 2005, ed è poi stato ripreso da vari paesi, tra cui il nostro. Questo svezzamento era chiamato “baby-led weaning”, ovvero “svezzamento guidato dal bambino”. L’idea era quella di proporre al bambino pezzettini degli alimenti cucinati per il resto della famiglia, senza che venisse preparato un piatto specifico per lui.

Questi pezzettini venivano poi messi di fronte al bambino, il quale li afferrava e si nutriva da solo, scegliendo quanto e cosa mangiare. Non vi erano quindi schemi precisi da seguire, su cosa introdurre prima e cosa dopo, né il bambino veniva imboccato.

In Italia, questo tipo di filosofia ha preso il nome di “auto svezzamento”, o “alimentazione complementare a richiesta”, proposta da diversi professionisti con possibilmente qualche piccola variante tra l'uno e l'altro (sia in Italiano che in Inglese, esistono vari termini, ma qua utilizzeremo quelli più frequenti).

Ha preso sempre più piede negli ultimi anni, ed è ormai una variante di svezzamento relativamente comune, accettata, e proposta da diversi professionisti del settore e società pediatriche, come l'ACP (associazione culturale pediatri).

Un documento carino a tema auto svezzamento, è quello di UPPA che potete richiedere gratuitamente via mail:

https://www.uppa.it/guida-autosvezzamento/

I pro e i contro delle diverse teorie di svezzamento

Personalmente penso che la via migliore sia non fossilizzarsi su schemi rigidi e contrapposti (“svezzamento tradizionale” contro “auto svezzamento”), ma cercando di unire i pro sia di una che dell'altra via.

Doverosa nota: parlo di "auto svezzamento" in maniera generale, con anche i suoi "miti" ed estremismi, e i suoi "errori" di applicazione. I diversi professionisti che parlano di auto svezzamento, non necessariamente cadono in questi - a mio parere- "estremismi".

I pro dell’auto svezzamento (secondo me)

-       Minore rigidità nell’ordine in cui vanno introdotti i cibi (gli schemi tradizionali di svezzamento non sono supportati da nessuno studio scientifico, infatti ad oggi non vengono quasi mai consigliati)

-       Maggiore autonomia del bambino, che è lasciato libero di esplorare i cibi e servirsi da solo, invece che solo “ricevere” passivamente il cucchiaio

-       Il bambino impara a gestire bene diverse consistenze fin da subito, evitando di fossilizzarsi solo su pappine cremose

-       Minor rischio di rimpinzare il bambino con troppo cibo perché “deve finire tutta la pappa”; il bambino è lasciato libero di servirsi da solo di quello di cui si sente, e di "auto regolarsi" (acquisisce maggior capacità di capire quando ha fame, e quando è sazio)

I contro dell’auto svezzamento (secondo me)

-       L’età: anche per via della maggior difficoltà di afferrare cibi di diverse consistenze e portarli alla bocca, alcuni fautori dell’auto svezzamento raccomandano di iniziare tassativamente dai 6 mesi, e non tra i 4 e mezzo e i 6 mesi, come di solito indichiamo noi pediatri (approfondirò questo punto in seguito)

-       Eccessiva fiducia nella capacità del bambino, a 6 mesi, di nutrirsi a sufficienza da solo, senza nessun tipo di aiuto da parte dell’adulto (ad esempio, quando si vuole mangiare pappe liquide/cremose, e lui non sa ancora usare il cucchiaio...)

-       Rischio di seguire una dieta non bilanciata, se si offre al bambino "quello che mangia il resto della famiglia", senza preoccuparsi se quello che mangia il resto della famiglia è adeguato ad bambino (esempio: non salato)

-       Rischio di assumere troppi alimenti nuovi tutti in un solo pasto, sempre se il piccolo mangia, senza nessunissima regola, "tutto quello che viene cucinato per il resto della famiglia" (questo non aumenta potenzialmente il rischio di sviluppare reazioni allergiche, ma qualora si verificassero, sarà lungo e difficile capire quale tra i tanti cibi nuovi introdotti nello stesso pasto, ne fosse la causa)

Unire i pregi delle diverse teorie di svezzamento

·      Proporre al bimbo nuovi cibi gradualmente, ma senza seguire schemi rigidi su cosa deve assumere ad ogni età, come si faceva una volta

·      Proporre al bimbo varie consistenze, secondo le sue capacità: spesso è più semplice partire da cose cremose o molto morbide, e poi proporre piccoli pezzi; adattarsi anche alle preferenze del bambino

·      Lasciare che il bimbo tocchi ed afferri il cibo da solo, ma a volte aiutarlo anche imboccandolo con il cucchiaino. Le due modalità non si escludono a vicenda, ma possono essere utilizzate entrambe, anche in base al tipo di alimento che viene proposto: alcuni cibi si prestano ad essere afferrati, altri ad essere mangiati con il cucchiaio

 Evitare di insistere perchè finisica tutta la pappa, lasciando comunque al bambino la possibilità di auto regolarsi nella quantità che desidera assumere, anche se lo stiamo imboccando con il cucchiaino

·      Offrire sì "quello che mangia il resto della famiglia", ma solo se quello che mangia il resto della famiglia, per quel pasto, è adeguato alle esigenze del bambino (ovvio,se si mangia hamburger con patatine fritte, per quel pasto, è meglio preparare un’alternativa dedicata al più piccolo...)

·      E’ utile comunque cercare di sfruttare il periodo dello svezzamento per migliorare le abitudini alimentari di tutta la famiglia, in modo da mantenere un buon esempio e delle buone abitudini anche quando il piccolo crescerà. 

Le teorie di svezzamento oggi: il bambino come soggetto attivo

Al giorno d'oggi non si parla più solo di "svezzamento tradizionale" contro "autosvezzamento".

Si parla a volte di "svezzamento combinato", quindi un approccio che combina  alcuni aspetti dello svezzamento tradizionale (come la possibilità di aiutare il bambino imboccandolo a volte con il cucchiaio), e aspetti dell'auto svezzamento (come lasciargli anche la possibilità di afferrare i cibi con le mani, e servirsi da solo).

Quando l'autosvezzamento è stato introdotto come filosofia in Inghilterra, il fatto di imboccare il bambino con il cucchiaio era visto in modo molto negativo, come se si volesse "ingozzare" un soggetto passivo, che doveva "ricevere" la quantità di pappa stabilita dal genitore.

Si contrapponeva a questa alimentazione "vecchio stile", l'idea di un bambino moderno, capace di autoregolarsi, e di afferrare da solo i cibi che desiderava, senza ingerenze da parte del genitore.

Al giorno d'oggi, si tende a sottolineare che si può comunque aiutare il bambino offrendogli qualche volta noi il cibo con le posate, fino a che non impara ad utilizzarle da solo, soprattutto quando sono indispensabili (ad esempio, per mangiare una zuppa o uno yogurt).

Si consiglia però, come abbiamo visto, di non insistere ed "ingozzarlo", fino a finire per forza tutto il piatto, ma di lasciargli comunque la possibilità di autoregolarsi, e la libertà di toccare i cibi, per stimolare la sua voglia di esplorare e di imparare. 

Il bambino viene visto quindi come un soggetto attivo.

Gli approcci moderni allo svezzamento, infatti, sono focalizzati soprattutto sul mettere il bambino, con le sue esigenze, e i suoi tempi, al centro del dibattito, invece di imporre uno schema di svezzamento rigido, uguale per tutti, fatto di pappine tutte uguali e rigidamente pesate grammo per grammo (o di divieti assoluti di proporre cibo con il cucchiaio).

Oggi riconosciamo che c'è chi mangia prima, e chi dopo; chi mangia più pappe cremose, chi più a pezzetti; chi mangia di più, e chi mangia di meno; chi mangia prima l'uovo, e chi prima il pesce, e va bene lo stesso!

E questo è, forse, il messaggio più importante che è ci è arrivato negli ultimi 10 anni, dalle moderne teorie di svezzamento: una modalità incentrata sulle esigenze del bambino e sulla sua unicità, e non su schemi rigidi uguali per tutti.

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Nel prossimo post  un approfondimento sull'età a cui iniziare lo svezzamento. 4-6 mesi, o tassativamente dopo i 6? 

https://pediatrachicca.blogspot.com/2022/03/approfondimenti-sullo-svezzamento-che.html

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