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La (controversa) storia del latte artificiale
Da quanto tempo esiste il latte artificiale per bambini? Come si faceva in passato?
Mi incuriosisce sempre scoprire la storia di cose che, al giorno d’oggi, diamo per scontate.
Per chi condivide questa passione, ripercorriamo la storia (a volte controversa) del latte artificiale per bambini. Come siamo arrivati dove siamo ora?
Prima del 1800
In passato, l’unico modo di nutrire un neonato, laddove la madre stessa fosse impossibilitata, era quello di ricorrere ad una “balia”, ovvero un’altra donna che aveva recentemente partorito, e che poteva allattare il piccolo al proprio seno.
Questa era un’usanza comune soprattutto nelle famiglie nobili, dove si ricorreva spesso ad una balia, anche se la madre non aveva particolari problemi di salute.
Per le persone comuni, invece, non era sempre scontato trovare una donna disposta a fare da balia al proprio bambino.
L’unica alternativa era somministrare latte animale, ma non esistevano dei biberon come quelli che utilizziamo al giorno d’oggi, ed era molto difficile.
Ci sono stati numerosi tentativi di costruire degli strumenti per l’allattamento artificiale, ma che non avevano la stessa funzionalità dei biberon odierni.
Questo, ad esempio, risale all’antica Roma:
Questa invece è una mini teiera utilizzata per allattare i bimbi, risalente al 1700:
Nonostante queste invenzioni, soprattutto per le classi più povere, spesso quando una madre non aveva latte, quando era ammalata, o moriva, c’era un alto rischio che il bambino stesso morisse di stenti.
1800 e primi del ‘900
La situazione cambiò nel 1800, quando si ebbero novità su due fronti: la costruzione di biberon, e la commercializzazione di latti specifici per i bambini.
Per quanto riguarda i biberon, sono stati progettati molti modelli, con una tettarella o un tubicino per nutrirsi fatto di diversi materiali, prima in pelle o in metallo, poi in gomma.
Per quanto riguarda invece il latte stesso, nella seconda metà del 1800 si erano scoperte le tecniche per pastorizzare i cibi, e per far evaporare l’acqua, producendo latte in polvere, facile da commercializzare e conservare.
Una delle prime formule risale al 1865, commercializzata dal tedesco Justus von Liebig, ed era a base di latte di mucca, farine di cereali e bicarbonato.
Negli anni successivi, intorno al 1870, molte aziende iniziarono a produrre la propria formula in polvere per bambini, come ad esempio la Nestlé, che diventerà nei decenni successivi una delle maggiori aziende del settore.
Spesso all’epoca le formule contenevano non solo latte ma farine e zuccheri, ed erano a volte mescolate con succo di frutta per aggiungere le vitamine.
Tutto fantastico, quindi. Giusto?
E invece no: sia i biberon che i latti in formula del 1800 presentavano numerosi problemi.
A partire dalla forma delle bottiglie, che non sempre rendeva facilissimo l’allattamento, arrivando fino agli ingredienti delle formulazioni di latte in polvere, che spesso non corrispondevano alle reali esigenze nutrizionali del bambino.
Il problema maggiore, tuttavia, erano le infezioni: spesso infatti le bottiglie, i tubi e le tettarelle non venivano lavati e sterilizzati a dovere (alcuni, soprattutto i tubi, erano quasi impossibili da sterilizzare del tutto). Questo portava ad una grande diffusione di infezioni, che potevano risultare anche mortali.
Nei decenni successivi, sia le formulazioni di latte sia le bottiglie per assumerlo, continuarono a migliorare.
Il numero dei bambini che assumeva latte artificiale aumentò progressivamente, dalla fine del 1800, e per tutti i primi decenni del ‘900.
Questo anche grazie alle insistenti campagne pubblicitarie delle aziende produttrici, che avevano scoperto nell’alimentazione dell’infanzia un nuovo, lucrativo settore.
Dagli anni ’50 agli anni’70
In particolare dagli anni ’50, in un periodo di relativo benessere e crescita economica, perlomeno per quanto riguardo Europa e Stati Uniti, le campagne di marketing delle aziende produttrici di latti artificiali, si intensificarono.
("cosa sta facendo ora? Trabocca di salute e monellaggine, grazie a Lactogen")
In questo periodo, forse anche a causa di scarse conoscenze mediche, non erano ancora chiari quanto oggi i benefici dell’allattamento materno.
Ho trovato varie fonti, anche risalenti all’inizio-metà del ‘900, che sostenessero teoricamente la superiorità del latte materno.
Tuttavia, si trovano anche varie fonti che parlano di latte materno “poco nutriente”.
Negli anni '50 e '60, l’allattamento al seno stava diventando una cosa vecchia, di scarsa qualità, “fuori moda”: l’ultima moda era il latte artificiale, che si diffondeva sempre di più, soprattutto tra le famiglie più benestanti.
Del resto, non allattare al seno i propri figli era stato un tratto distintivo delle famiglie più agiate, fino dalle civiltà più antiche. Non chiedetemi perché: probabilmente veniva visto come un segno di ricchezza, il poter demandare questa funzione ad altri.
Il latte artificiale era “moderno”, innovativo, costoso, ricco di vitamine… era l’alimento “dei ricchi”.
Queste idee, unitamente alle pressioni sempre maggiori esercitate dalle case produttrici di latte artificiale, portarono ad un calo importante della percentuale di bambini allattati al seno.
E per tutte le famiglie comuni? E in particolare, nei paesi più poveri del mondo?
Immaginerete che, in quei contesti, il ricorso al latte artificiale fosse molto raro, in quanto sicuramente più costoso rispetto al latte materno.
E invece…. Non era così.
In quegli anni si ebbe un calo della percentuale dei bambini allattati al seno, anche nelle aree più povere del mondo.
Il latte artificiale stava davvero conquistando il mondo?
Forse… ma le cose sarebbero cambiate, di lì a breve.
Dagli anni ’70 agli anni ‘90
Negli anni ’70, diverse organizzazioni cominciarono ad accusare le case produttrici di latte artificiale di fare campagne pubblicitarie ingannevoli, che spingevano ad un utilizzo smodato del loro prodotto.
Nel 1974, ad esempio, fu pubblicato un opuscolo ad opera di “war on want”, un’organizzazione che si occupava di beneficienza e lotta alla povertà.
L’opuscolo, intitolato “the baby killer” (il killer di bambini), non ci andava propriamente leggero.
https://waronwant.org/sites/default/files/THE%20BABY%20KILLER%201974.pdf
Accusava infatti una delle maggiori case produttrici di latti in polvere, di essere direttamente responsabile della morte di migliaia di bambini in paesi in via di sviluppo.
Perché? Gli autori dell’opuscolo sostenevano che le campagne pubblicitarie ingannevoli spingevano le madri ad utilizzare il latte artificiale anche se non era per loro vantaggioso.
Ad esempio, gli autori sostenevano che venivano spesso regalati campioni di latte e biberon alle neo mamme, già negli ospedali, ad opera di dipendenti dell’azienda, vestite da infermiere. Sostenevano anche che le mamme venissero spaventate di fantomatici rischi di non avere abbastanza latte, o che non fosse abbastanza nutriente.
Si ipotizzava addirittura che fosse una precisa strategia di marketing: stimolare l’utilizzo di latte artificiale nei primi giorni di vita, riducendo la naturale suzione al seno del piccolo, sperando di far sì che non arrivasse la montata lattea alla mamma, così che questa dipendesse poi dal latte artificiale anche nei mesi successivi.
Si accusava l’azienda anche di commercializzare prodotti con istruzioni poco comprensibili, scritte solo in inglese, anche in paesi dove si parlavano altre lingue, e dove molte madri erano analfabete.
Un’altra importante criticità evidenziata, era la difficoltà di avere acqua pulita e di sterilizzare a dovere i biberon, in queste condizioni rurali: tutte cose che rendevano l’utilizzo del latte artificiale pericoloso, oltre che costoso.
Costoso, sì… per queste famiglie, comprare latte artificiale poteva significare non riuscire a nutrire adeguatamente altri membri della famiglia.
Per alcune famiglie era impossibile sostenere la spesa necessaria: questo, insieme alle istruzioni poco comprensibili, faceva sì che molte famiglie “allungassero” il latte in polvere con molta più acqua del necessario… così durava di più.
Ma il bambino andava incontro a malnutrizione, con esiti talvolta irreversibili.
("reale VS non realistico: nelle immagini si vedono le istruzione fornite dalle aziende produttrici: lavarsi le mani, bollire l'acqua, con immagini tratte da moderne cucine occidentali; In confronto, la foto di un rubinetto d'acqua comune in un villaggio africano").
L’azienda accusata fece causa a sua volta, accusando l’organizzazione che aveva pubblicato l’opuscolo di diffamazione. A quanto ho letto, vinse la causa: verosimilmente si ritenne eccessivo accusare l’azienda di una responsabilità diretta nella morte di questi bambini, né si potè provare che vi fosse un deliberato intento di indurre le madri ad usare il loro prodotto in modo errato.
Tuttavia, venne raccomandato all’azienda di modificare i propri metodi pubblicitari: sia nei paesi in via di sviluppo, sia in quelli più ricchi.
Questa storia, come altre, gettò luce sulle contraddizioni del latte artificiale, e portò ad un aumento della consapevolezza nei confronti di questa questione.
Negli anni ’70 nacquero numerosi movimenti volti a condannare e boicottare le aziende produttrici di latte artificiale.
Negli anni ’80, si iniziò a porre rimedio alla situazione.
Nel 1981, ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicò un codice di comportamento per quanto riguarda il marketing dei prodotti alimentari sostitutivi del latte materno.
Si indicava, ad esempio, che le compagnie non potevano pubblicizzare i loro prodotti al pubblico, né regalare campioni direttamente alle famiglie. Era possibile solo presentare i propri prodotti, fornendo informazioni scientificamente corrette, agli operatori sanitari. Non era possibile pagare gli operatori sanitari affinchè raccomandassero i loro prodotti. Si raccomandava di evidenziare sempre i vantaggi del latte materno, ed i costi dell’utilizzo del latte artificiale.
https://www.hse.ie/file-library/the-who-code-of-marketing-of-breast-milk-substitutes.pdf
Varie organizzazioni internazionali si dedicarono alla questione, cercando di sottolineare l’importanza di favorire l’allattamento materno, e di non cedere al marketing della case produttrici di latte artificiale.
Nel 1989 venne approvata dalle Nazioni Unite una “convenzione sui diritti dell’infanzia”, che venne recepita da molti governi, compreso quello italiano.
Tra i vari punti, è stato sottolineato anche come gli stati debbano impegnarsi a “fare in modo che tutti i gruppi della società, in particolare i genitori e i minori, ricevano informazioni sulla salute e sulla nutrizione del minore, e sui vantaggi dell’allattamento al seno”.
https://www.unicef.ch/it/lunicef/internazionale/convenzione-sui-diritti-dellinfanzia
Dagli anni ’90 ad oggi, non solo l’Organizzazione Mondiale della sanità, ma numerose società scientifiche ed enti nazionali ed internazionali, hanno iniziato a promuovere campagne sulla sensibilizzazione in merito all’importanza dell’allattamento al seno.
("allattamento al seno: le madri ricevono abbastanza aiuto?")
I giorni nostri… quanta strada abbiamo fatto?
Ad oggi, sicuramente vi è un’attenzione maggiore all’argomento, e la promozione dell’allattamento al seno è uno degli obiettivi delle organizzazioni e dei professionisti della sanità.
Si è cercato ad esempio di favorire il contatto tra madre e bambino subito dopo il parto, di favorire la possibilità della mamma di attaccare al seno fin da subito, di sostenerla con il supporto di ostetriche dedicate e di consultori per l’allattamento.
Funziona quindi tutto perfettamente?
Non proprio.
Intanto, il reale supporto che la madre riceve per l’allattamento dipende da molti fattori; può essere diverso da una realtà territoriale ad un’altra, da un operatore ad un altro.
Anche la necessità di tornare presto al lavoro, spesso non aiuta, spingendo molte famiglie a ricorrere al latte artificiale (ricordiamo che c’è anche la possibilità, in alternativa, di spremere il latte con un tiralatte, e di conservarlo in frigorifero, per quando la mamma non c’è).
Sicuramente avere la possibilità di accedere a periodi di maternità più lunghi, meglio retribuiti, aiuterebbe molte famiglie a poter gestire più serenamente l’allattamento e lo svezzamento dei bambini.
Certo è, che abbiamo perlomeno imparato qualcosa dagli errori del passato:
· Ad oggi, le formule di latte per l’infanzia rispettano delle precise regole sui nutrienti che devono contenere. Gli studi continuano, e si cerca di rendere il latte artificiale sempre migliore, sempre più simile al latte materno; anche se, per molti aspetti, ancora purtroppo non ci siamo arrivati.
Ad esempio, l’aspetto immunitario: con il latte materno passiamo al bambino anticorpi protettivi, cosa impossibile con il latte artificiale.
Tuttavia, le formule odierne sono di ottima qualità rispetto a quelle del passato, e costituiscono una valida alternativa quando il latte della mamma non si può usare.
· I biberon sono più ergonomici, permettono al bimbo di succhiare bene, e sono facilmente lavabili e sterilizzabili, evitando pericolose infezioni.
· Le aziende che producono alimenti per l’infanzia adottano un marketing più responsabile, focalizzato a far conoscere i loro prodotti agli operatori sanitari, che possano consigliarli in quei casi in cui vi è reale necessità.
Messaggi conclusivi
Di solito, è mia abitudine cercare di sostenere le famiglie, sia che scelgano di perseguire un allattamento al seno esclusivo, sia misto, sia artificiale, illustrando i pro e i contro di ogni scelta.
Laddove l’allattamento artificiale si rende necessario per motivazioni mediche, possiamo rassicurare la famiglia sul fatto che al giorno d’oggi, i latti artificiali sono comunque un’alternativa valida.
Vorrei però che le mamme non fossero vittime di falsi miti, paure, mode, o credenze errate, che ci portiamo dietro dal passato.
· Il latte artificiale attualmente è un ottimo alimento, ma ancora non si può dire che sia equivalente al latte materno. E’ giusto sapere che, laddove possibile, offrire il latte materno è la scelta migliore per il bambino, e presenta vantaggi anche per la mamma.
· Non significa che i bambini allattati con latte artificiale crescano male o necessariamente con problemi di salute, ma perdono alcuni dei vantaggi del latte materno (anticorpi, stimolazione del sistema immunitario, maggiore digeribilità, apporti nutritivi perfettamente calibrati alle loro esigenze, minore rischio di insorgenza di obesità da adulti…).
· Il latte materno non è mai “poco nutriente”, salvo gravi e rarissime patologie.
· La maggior parte delle volte, il seno riesce a regolare la produzione di latte secondo le esigenze del bambino (più ha fame-> più succhia-> più indica all’organismo della mamma di produrre latte). I casi di reale carenza quantitativa di latte sono rari. Possono essere identificati con l’aiuto del vostro pediatra, osservando la crescita del bambino nel tempo, quanto fa pipì, ed eventualmente con delle doppie pesate. Se va tutto bene, non c’è ragione di convincersi che il proprio latte non sia sufficiente.
· Somministrare latte artificiale, soprattutto all’inizio dell’allattamento, può interferire con questo meccanismo di regolazione, e far sì che il seno produca effettivamente meno latte (perché il bimbo succhia meno). E poi diventa un circolo vizioso, per cui si deve continuare a prendere latte artificiale.
Per cui, se volete scegliere il latte artificiale per ragioni di preferenza personale, di organizzazione famigliare, io penso che sia un diritto di ogni mamma e di ogni famiglia di scegliere per sé.
Scegliete serenamente quello che è meglio per voi, ma non fatelo perché attanagliate da false paure che il vostro latte non sia abbastanza, o abbastanza nutriente: sono leggende metropolitane che ci trasciniamo dietro dai decenni passati… anche per le ragioni storiche e “pubblicitarie” che abbiamo visto nel post.
………………………......
Questo è un post diverso dagli altri, più una "chiacchierata" e una serie di curiosità storiche, ma che possono aiutarci a capire meglio come si sono diffusi certi falsi miti sull'allattamento, e come siamo arrivati al punto in cui siamo ora.
Per maggiori info sull’allattamento, e sulla cura del neonato in generale, a breve arriveranno dei post dedicati.
Grazie per l’attenzione!
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